Puoi spiegare quale ruolo hai in azienda e di cosa ti occupi?
Sono Responsabile della Divisione Ricerca e Sviluppo di Plados Telma. Insieme al mio staff di chimici, fisici e ingegneri, studiamo i miglioramenti dei componenti dei materiali compositi, definiamo nuove funzionalizzazioni, nuove finiture delle superfici e colorazioni.
Inoltre, sono Project Manager di una struttura multidisciplinare che si occupa di progetti finanziati di ricerca e innovazione in ambito nazionale ed europeo e di brevetti di innovazione sui materiali compositi.
Cosa significa fare ricerca e sviluppo in un’azienda come Plados Telma?
Fare ricerca per noi è come stipulare un’assicurazione sul futuro. Puntiamo molte delle nostre energie e delle nostre migliori risorse in ricerca e innovazione.
L’investimento in ricerca e sviluppo ha permesso l’evoluzione e il miglioramento dei prodotti per andare incontro alle esigenze e ai gusti della clientela.
Le materie prime di pregio impiegate nella produzione dei lavelli da cucina sono frutto di anni di ricerche e di studi che hanno permesso di proporre per primi al mercato i lavelli in composito più innovativi e performanti.
Lo studio prosegue costantemente e non si ferma al solo materiale, va anche nella direzione di proposte di finiture innovative e di nuove funzionalizzazioni per rendere la struttura del lavello sempre più resistente, performante e piacevole esteticamente.
Puoi raccontarci che ruolo ha oggi il reparto R&D e come si è sviluppato nel corso degli anni?
Il reparto oggi è molto diverso da quello di 25 anni fa, quando ho iniziato la mia professione. Oggi si è arricchito di strumentazioni tecnologicamente avanzate, di diverso personale laureato formato presso le più prestigiose università, un bagaglio ricco di know how.
Come la tecnologia vi aiuta a fare innovazione?
Il lavello da cucina ha dietro un aspetto di prodotto semplice, moltissima ricerca, studio e innovazione.
La tecnologia ci permette di ottenere informazioni fondamentali per decodificare, modificare o migliorare il lavello.
La struttura del composito viene studiata attraverso nuove tecnologie, per l’analisi delle superfici si utilizzano microscopi elettronici ad alta risoluzione o a scansione (SEM), che forniscono informazioni sulla chimica, le dimensioni e la quantità di fasi e particelle presenti, le analisi termiche quali DSC, DMA e DEA viscosità ionica forniscono indicazioni sui legami che si formano durante la polimerizzazione delle dispersioni.
Con questi strumenti tecnologici uniti al know how trentennale abbiamo potuto ottenere risultati e prestazioni brillanti.
Se guardi al futuro quali sono gli obiettivi che l’azienda intende raggiungere in termini di innovazione?
Sicuramente l’obiettivo di Plados Telma per il futuro è il lancio sul mercato del lavello GREEN eco-sostenibile ottenuto da materie prime completamente di recupero, la resina green (monomero r-MMA e polimero r-PMMA) e le cariche minerali riciclate, ma ottimizzate, colorate e rese ideali per l’applicazione lavello.
Il lavello GREEN sarà il primo lavello al mondo prodotto esclusivamente da materiale di recupero.
Siamo già lavorando da anni su temi ambientali attraverso progetti regionali e europei quali:
• Il progetto europeo MMAtwo, finanziato nell’ambito del programma di ricerca e innovazione Horizon 2020 dell’Unione europea (820687). L’obiettivo principale è creare una nuova catena del valore per la depolimerizzazione del PMMA. Plados Telma ha il ruolo di utilizzatore finale (end user) quindi come validatore di materiali polimerici e minerali di recupero da aziende europee per l’impiego nei lavelli da cucina.
• Il progetto regionale MARLIC De-manufacturing nell’ambito della piattaforma collaborativa sulla produzione sostenibile, ecosostenibilità di prodotti e processi per nuovi materiali e demanufacturing. Plados Telma attraverso una simbiosi industriale mette in condivisione risorse con altre aziende appartenenti a settori produttivi diversi ottenendo vantaggi competitivi, nonché benefici economici, ambientali e sociali. Le università delle Marche e enti scientifici (UNICAM, UNIVPM, CNR e ENEA) ci supportano in tali attività.
Ma non ci fermeremo sicuramente qui perché abbiamo traguardi ambiziosi e tante idee da sviluppare.
Che legame c’è tra ricerca e sviluppo e sostenibilità ambientale?
C’è un legame sempre più stretto tra sostenibilità e ricerca, perché non si può pensare ad un mondo industriale che genera scarto e costi per la gestione dei rifiuti. È necessario modificare la progettazione e lo sviluppo del prodotto partendo dalla scelta dei singoli componenti, in modo che siano recuperabili, riutilizzabili o riciclabili.
È necessario pensare ad un risparmio di energia, un ricavo dalla vendita/cessione delle risorse, utilizzando risorse “secondarie”, disponibili sul mercato, sempre più green.
Tra i vantaggi ambientali è ormai un must un uso più efficiente delle risorse; un minore sfruttamento sull’ambiente, una minore richiesta di materie prime vergini e di acqua, oltre che ad un minore ricorso allo smaltimento di rifiuti in discarica.